Discussione:
El purtava i scarp del tennis:ricordo di un ateo che non credeva, ma che sperava nella "carezza del Nazareno"
(troppo vecchio per rispondere)
Reno
2013-03-30 22:36:46 UTC
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Ci ha lasciato anche il grande Enzo Jannacci, http://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Jannacci
un genio sia della Carita'(andava spesso in Africa a curare i
fratelli neri, oltre a fare il medico in Italia per anni), sia nel
campo dell'intrattenimento, specialmente musicale.
E mi piace ricordarlo qui sui newsgroup, nella speranza che i server
di Google ed altri server delle news ne tengano traccia per
l'Eternita', cosi' i nostri pro-pro-pronipoti( od esseri
extraterrestri archeologi , se per caso ci autodistruggiamo con
qualche guerra nucleare od altro:-( scoprano che, nei cosi' detti
"esseri umani", c'era anche del buono, anche se non tutti credevano in
un Dio superiore!
Enzo jannacci non ci credeva, ma ci sperava...

estrapolo dalla bellissima intervista sul Corriere sul caso di eluana
Englaro:
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_06/jannacci_eluana_fabio_cutri_1fd6ba3e-f41a-11dd-952a-00144f02aabc.shtml

«In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me
fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi
impossibile anche solo l'idea di aiutare qualcuno a morire. Se il
Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo
meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua
carezza».

Tutte le canzoni di Enzo Jannacci sono opere d'arte, e quindi sono
tutte bellissime, ma, tra le tante, mi piace particolarmente questa,
perche', con la sua grande Umanita', ricorda un "ultimo" della grande
citta' di Milano, un barbone:
da http://www.italianissima.net/testi/elportav.htm il testo:

Che scuse', ma mi vori cuntav
d'un me amis che l'era anda' a fa'l bagn
sul stradun per andare all'Idroscalo
l'era lì, e l'amore lo colpì.
El purtava i scarp de tennis, el parlava de per lu
rincorreva già da tempo un bel sogno d'amore.
El purtava i scarp de tennis, el g'aveva du occ de bun
l'era il prim a mena via, perché l'era un barbun.
Un bel dì, che l'era dre' a parla'
de per lu, l'avea vista passa'
bianca e rossa, che pareva il tricolore
ma po lu, l'è sta bon pu' de parla'.
El purtava i scarp de tennis, el parlava de per lu
rincorreva gia' da tempo un bel sogno d'amore.
El purtava i scarp de tennis, el g'aveva du occ de bun
l'era il prim a mena via, perche' l'era un barbon.
(parlato)Un bel di a che'l pover diavul che riva na machina, si,
arriva una machina ven giu' vun e domanda: "Ohe'!" "A mi?"
Si', a lu, savaria, savaria no per piasee' la strada per andare
all'aeroporto Forlanini? "Non conosco l'aeroporto Forlanini"
"L'Idroscalo lo conosce?" "Si, l'Idroscalo lo conosco, al so in
dua l'è l'Idroscalo, l'accompagno io all'Idroscalo però mi fa salir
sulla macchina, e' forte questa, bella questa macchina, è sua?"
"Sì, lasa sta la machina barbon..."
"La macchina non l'ho mai vista..se mi fa salire sulla macchina
ci dico la strada per andare all'Idroscalo, se no niente...
si fa per dire insomma...Mangiare bere e andare a spasso, questa è la
vita"
"Allora la strada per l'Idroscalo?" "Vengo sulla macchina e ce lo
dico...
vengo anch'io sulla macchina, non sono mai stato su una macchina,
specie di dietro....poteva farmi salire anche davanti, tanto non
sporcavo mica...sta macchina c'ha tutto, freni, frecce,
anche la marcia indietro? Bene, così siamo a posto...
anche mio cugino Aristide aveva la macchina, ferma però,
gh'è durmiva denter....Aristide...dopo è morto, lui è la macchina,
l'è s'cioppà tutti e du.....ostia Aristide...e rideva semper...
Ferma signore, che sono arrivato" "come arrivato?" "Sono arrivato chi.
(cantato) Un piasee', ch'el me lasa gio' chi
che anca mi mi go avu il mio grande amore
roba minima, s'intend, s'intend roba da barbon.
El purtava i scarp de tennis, el parlava de per lu
rincorreva gia' da tempo un bel sogno d'amore.
El purtava i scarp de tennis, el g'aveva du occ de bun
l'era il prim a mena via, perche' l'era un barbon.
L'an truva' sota a un muc de carton
l'an guarda' che 'l pareva nisun
l'an tuca che 'l pareva che'l durmiva
lasa sta che l'e' roba de barbon.
El purtava i scarp de tennis, el parlava de per lu
el purtava i scarp de tennis, perche' l'era un barbun,
el purtava i scarp de tennis, el parlava de per lu
el purtava i scarp de tennis, perche' l'era un barbun...

un suo video dove canta la canzone:

Reno
2013-04-14 13:42:37 UTC
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Ci ha lasciato anche il grande Enzo Jannacci,http://it.wikipedia.org/wiki/Enzo_Jannacci
 un genio sia della Carita'(andava spesso in Africa a curare i
fratelli neri, oltre a fare il medico in Italia per anni), sia nel
campo dell'intrattenimento, specialmente musicale.
un ricordo del suo grande amico, Cochi Ponzoni:
da un articolo di ANNA BANDETTINI su Repubblica,a:
http://www.repubblica.it/persone/2013/03/30/news/jannacci_cochi-55674665/?ref=HRV-10

Nottate, bevute e palcoscenico:
Cochi Ponzoni ricorda Jannacc:iL'attore e cabarettista è stato uno
degli amici più solidi del cantautore scomparso ieri. "C'era una
armonia... non so, qualcosa di speciale che ci ha unito e che oggi so
essere irripetibile"

E' morto Enzo Jannacci, il cuore e la musica di Milano. Addio al poeta
in scarpe da tennis QUASI cinquant'anni senza mai una stonatura.
Guarda indietro, la lunga amicizia con Enzo Jannacci, e Cochi Ponzoni
rivede nottate di lavoro, viaggi nella swinging London, spettacoli,
avventure creative e un mucchio di risate. "Eravamo Enzo, Renato
Pozzetto e io che facevamo coppia artistica, più Felice Andreasi e
Lino Toffolo.... per un periodo siamo stati sempre insieme. Artisti e
soprattutto amici. Abbiamo diviso nottate, bevute e palcoscenico.
C'era una armonia... non so, qualcosa di speciale che ci ha unito e
che oggi so essere irripetibile". Cochi Ponzoni, attore e
cabarettista, è stato uno degli amici più solidi di Enzo Jannacci.
Anzi, insieme a Pozzetto, nella mitica coppia "Cochi e Renato", erano
uno dei suoi vanti.

Jannacci diceva che era stato lui a capire il vostro talento.
"E' vero. Perché prima erano stati i pittori, Piero Manzoni, Lucio
Fontana, Dino Buzzati, Marcello Marchesi a spronarci per fare cabaret,
ma fu poi Enzo a istruirci, a musicare le nostre canzoni, a tenerci a
battesimo nel '64. Ma il mio primo ricordo di lui è antecedente".

Cioè?
"Da studente l'avevo visto una sera al Santa Tecla, a Milano. Cantava
con Gaber e Maria Monti, cantava cose come Il cane con i capelli,
L'ombrello di mio fratello. Erano i primi anni Sessanta, si immagini
che effetto avevano quelle storie surreali.... Per me fu una
folgorazione. E quando, poi, con Renato cominciammo a fare spettacoli,
e fu lui che venne a vederci, fu come un punto di arrivo. Lui era già
Jannacci, aveva già fatto El purtava i scarp del tennis. E fu un colpo
di fulmine reciproco. L'anno dopo nel '65 lavoravamo già con lui:
formammo il Gruppo Motore, e oltre a noi c'erano Lino Toffolo, Felice
Andreasi e Bruno Lauzi ".

Il luogo era il Derby?
"Si il Derby Club, vicino a piazzale Lotto, a San Siro, che allora a
Milano era davvero un luogo speciale. Noi facevamo spettacoli e ci
occupavano anche della gestione artistica. E quando non eravamo lì
eravamo da Gattullo la pasticceria in Porta Ludovica, vicino a casa di
Renato. Fu proprio a coronamento di quelle serate al Derby che
arrivammo in tv con Enzo, prima con È domenica, ma senza impegno nel
'69 , poi via via fino ai successi di Il Poeta e il Contadino nel 73
e Canzonissima nel 74. Successi che non hanno mai più avuto cloni. E
nemmeno noi, se per questo".

Jannacci diceva che per essere buoni comici bisogna conoscere
Dostoevskij . Era questo il vostro segreto?
"Io credo di sì. Ai tempi del Derby si leggeva Mrozek, Ionesco. Se
Enzo era un poeta era perché li conosceva. Vincenzina davanti alla
fabbrica e Ti te se no cosa sono se non poesie? Se hai scritto E l'era
tardi, su uno che chiede i soldi all'amico Rino suo ex compagno di
guerra, è perché sai cos'è un romanzo, una storia".

E Milano quanto c'entra?
"Milanese era la capacità di Jannacci di immedesimarsi nei derelitti.
Li aveva conosciuti, avendo il sangue pugliese, sapeva riconoscere la
disperazione di quegli emigranti che negli anni Sessanta venivamo a
Milano in cerca di lavoro. E poi conosceva le osterie dove c'erano
balordi e ricchi, intellettuali e povera gente. Le osterie di Milano
sono state una grande enciclopedia dell'umanità. E Jannacci
quell'enciclopedia l'ha saputa leggere".

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